BUSINESS – Ad ogni squadra il suo leader

Esistono moltissimi tipi di squadre e solo sei modelli di leadership e non è detto che un leader efficace con una squadra, lo sia con altre  squadre con caratteristiche diverse.

Se vogliamo comprendere l’impatto di un leader in un contesto lavorativo, prima è importante capire che, il successo della leadership e l’efficacia della leadership stessa, non sono la stessa cosa, ma sono due cose profondamente diverse.

Il successo può essere definito da un valore assegnato dai superiori o dal sistema entro cui il team e il leader lavora (numero di ordini ricevuti, fatturato, margine operativo, riduzione dei costi di qualità, trattenimento dei talenti…etc…) o dalla “promuovibilità” dei soggetti che fanno parte del tem. Segnali o indicatori di una leadership di successo sono :

  • Un’intelligenza generale estesa e performante, del gruppo e di ogni singolo individuo
  • Buone capacità relazionali interne del team, leader compreso

L’efficacia può essere definita dalla prestazione della squadra e dunque da una valutazione (vera, onesta e sincera) dei membri della squadra stessa. Indicatori dell’efficacia della leadership sono :

  • Le comunicazioni di routine (feedback non giudicanti)
  • La gestione di questioni relative alle risorse facenti parte del team

Alla base di quanto sopra, la capacità di recepire feedback negativi della squadra (come parte delle comunicazioni di routine) è la chiave di volta per distinguire una leadership efficace (positiva) e una inefficace (negativa).

Abbiamo detto che un leader efficace con una squadra, non è detto che possa esserlo con altre  squadre con caratteristiche diverse.

Vediamo le quattro tipologie di squadre identificate da Eddie Obeng

  • Squadra in orchestra
  • Squadra in missione
  • Squadra in avanscoperta
  • Squadra improvvisazione

Una squadra in orchestra viene disegnata come un meccanismo sincronizzato, con tutti gli ingranaggi che lavorano insieme secondo schemi chiari, definiti e ripetitivi. Il grado di libertà di azione dei singoli membri è pressochè nullo (Es. fabbrica) e il mantra della squadra è : “Noi sappiamo cosa fare e come farlo”

Una squadra in missione è una squadra costruita ed assemblata con persone esperte di un deteminato settore e ha come obiettivo unico, quello di trovare una soluzione a un singolo problema. Caratteristiche di questo modello sono ad esempio le squadre strutturate per portare a termine un progetto o un programma.

Una squadra in avanscoperta assomiglia molto ad una “squadra in orchestra” e lavora con routine chiare e ripetitive ma con un obiettivo sconosciuto o poco definito. Sembra una cosa abbastanza strana, avere delle routine predefinite e ripetitive, ma non avere un obiettivo, ma se pensiamo a chi produce serie televisive, Tv oppure gli ospedali o le università, iniziamo ad inquadrare meglio la tipologia di questa squadra.

Una squadra improvvisazione può essere descritta come alcune le squadre di Ricerva e Sviluppo, di innovazione, le squadre di marketing o le strat up. Tutte queste sono squadre con relativamente poca sicurezza o accordo, ma in cui l’improvvisazione, la spontaneità e l’errore non intimoriscono, hanno un alto potenziale di crescita e di sperimentazione innovativa, forti della fiducia e la compressione degli altri membri del team.

Dopo aver definito le tipologie di squadre, vediamo che tipologia di leadership è necessaria affinchè queste squadre possano essere performanti al massimo.

Squadra orchestra : Richiede una leadeship di monitoraggio con un alto livello di qualità e competenza per continue messe a punto. Il rischio più elevato di una leadership del genere è quello di un eccesso di controllo che soffoca il team. Andateci piano !

Squadra in missione : La leadership è esercitata, mantenendo l’attenzione e il focus del team con continui stimoli e sfide. Il leader ottimale è quello molto presente nel “daily job” e che lavora con gli altri membri della squadra spesso come “peer” evitando di esercitare una pressione “top – down”.

Squadra in avanscoperta : La leadership qui deve essere molto “leggera”, quasi un accompagnamento nell’esplorazione, fornendo feedback di qualità e stimolando un confronto interno du come la squadra sta andando e quali sono le azioni correttive o migliorative che dovrà mettere in pratica.

Squadra improvvisazione : Lavora per “cicli di apprendimento” e/o “cilci di scoperta”. In questa situazione la leadership può avere il vantaggio di essere molto riflessiva, supportando i pounti di vista dei membri de team e spronarli ad una analisi di dettaglio, con l’obiettivo di disegnare scenari quanto più reali e solidi possibili.

 

E tu di che squadra fai parte o di che tipologia squadra sei leader ?

BUSINESS – Il cambiamento, Darwin e i dinosauri

“Non chi è più forte o più intelligente vince,
vince chi si adatta meglio al cambiamento”

Questa frase la scriveva il noto antropologo britannico Charles Darwin, padre della teoria evolutiva, in merito alla scomparsa o sopravvivenza delle specie animali e se è stato vero in natura, oggi in chiave business, si scopre che niente rispecchia meglio di questa frase se la accostiamo al momento storico attuale per qualsiasi tipo di business.
A partire dalla piccola e media impresa, fino alle grandi multinazionali, il cambiamento è un processo inevitabile che prima o poi deve essere affrontato.

Ci sono due modi per affrontare il cambiamento :

– IN MODO REATTIVO, o meglio rispondendo alla domanda di mercato quando si è costretti (e quindi spesso è troppo tardi)
– IN MODO PROATTIVO, ossia anticipandolo cercando se non di azzerare, almeno limitare gli impatti più significativi, e perfino diventare pionieri.

Esisterebbe anche una terza possibilità che, per la legge di Darwin è bene non considerare, e cioè ignorare il sopraggiungere di un cambiamento e sperare che passi. Se chiedete ai dinosauri, capirete cosa hanno scelto di fare.

Tutto cambia intorno a noi.
Il tempo metereologico, le stagioni, noi stessi cambiamo di giorno in giorno, di anno in anno e se da una parte il cambiamento naturale è un ciclo che si ripete, il cambiamento nel business è un cambiamento incrementale.
Pensate a quando andavate a scuola negli anni ’90. Si studiava sui libri, si scriveva con carta e penna, quelli più “avanzati”, sbobinavano usavano la macchina da scrivere e poi, nel giro di quindici anni sono arrivati i PC nell case, i cervelloni elettronici nelle aziende, sono nati i cellulari, e poi i tablet, fino agli smarphone ed abbiamo smesso di scrivere, dettando i messagi direttamente al telefono.

IL cambiamento è necessario per muoversi da oggi, verso il futuro e nelle aziende, per fare nostro il cambiamento, dobbiamo farci tre domande fondamentali :

1 – Dove stiamo andando ?
2 – Quali sono i parametri che ci faranno capire che abbiamo realizzato il cambiamento ?
3 – Quali sono gli eventi che devono accadere affinchè possiamo dire di essere giunti a destinazione ?

Non è semplice rispondere a queste domande, ma dobbiamo sempre tenere a mente che qualsiasi tipo di azione comporta cambiamenti più o meno radicali nelle strutture, nei team e soprattutto dentro le persone. Gestire il cambiamento in maniera chiara, conferisce alle persone un senso di protezione. Un messaggio chiaro che suona come : ” Ok, sappiamo dove stiamo andando. Diamoci dentro !”

L’evoluzione aziendale e il cambiamento più superficiale o più profondo è mosso da almeno quattro fatori interni (Necessità di una crescita, un nuovo tipo di management, fusioni e acqsuisizioni, necessità di implementazione tecnologica o cambio di strategia) e quattro fattori esterni (Concorrenza, pressione sui costi, cambiamento dei mercati e/o delle norme che regolano un dato settore).
Da qualsiasi punto di vista analiziamo la cosa, c’è una implicazione tattica e strategica che coinvolge a 360 gradi non solo le strutture gerarchiche interne, ma anche e sopratutto le persone e l’ambiete in cui le persone operano.

L’ambiente è il primo livello di una scala di sei elementi, che fa da cartina di tornasole di come viene gestito un cambiamento, più l’ambiete sarà sereno, migliori saranno gli impatti sui livelli successivi e più profondi, che ogni persona porta dentro di se.

Per chi vorrà continuare a seguirmi…scopriremo perchè cambiare non solo è importante, ma è di importanza capitale per rimanere sul mercato.

BUSINESS : Gestione del feedback

Va molto di moda parlare di feedback, della cultura del feedback, di dare feedback o di richiedere feedback, ma quanti davvero ne sanno rilasciare uno di qualità o percepirne le caratteristiche ?

Spesso e forse molto più spesso di quello che crediamo, il feedback viene percepito dalla controparte, come un giudizio sulla persona, pur avendo premesso che non deve essere interpretato in quel modo. Se parliamo a livello linguistico dell’avverbio “non”, potremmo aprire una parentesi enorme e credo sia giusto farlo, ma non adesso. Questo sarà oggetto di un altro post nella sezione lifestyle…ma solo per i curiosi !

Allora, qual è il trigger che che fa sconfinare il processo di feedback nell’area personale tanto da farlo recepire in maniera distorta ?

Iniziamo prima di tutto a fare un po’ di ordine.

Sento dire che i feedback devono essere sempre dati in positivo. Quando mai ?

I feedback possono essere dati anche in negativo, ma devono essere strutturati in modo che il nostro interlocutore, possa trarne il maggior vantaggio possibile e per fare questo ci vengono in aiuto i livelli di pensiero a cui un determinato soggetto fa riferimento quando emette un feedback.

Dire ad una persona : “Sei un pessimo manager o sei un pessimo giocatore” o dire “la tua performance è stata al di sotto delle aspettative”, c’è un’enorme differenza.

Perché se argomentare la performance, agisce su un comportamento che può essere migliorato, il primo feedback punta direttamente all’identità del nostro interlocutore, colpendo la parte più profonda della sua persona, facendolo sentire inadeguato e giudicato.

I danni di un feedback dato male, possono essere enormi, in quanto innescano un effetto domino che va a ripercuotersi sulla persona sotto molteplici aspetti, minando tutta una serie di livelli che lo influenzeranno non solo sul lavoro, ma anche nella vita di tutti i giorni.