BUSINESS : Gestione del feedback

Va molto di moda parlare di feedback, della cultura del feedback, di dare feedback o di richiedere feedback, ma quanti davvero ne sanno rilasciare uno di qualità o percepirne le caratteristiche ?

Spesso e forse molto più spesso di quello che crediamo, il feedback viene percepito dalla controparte, come un giudizio sulla persona, pur avendo premesso che non deve essere interpretato in quel modo. Se parliamo a livello linguistico dell’avverbio “non”, potremmo aprire una parentesi enorme e credo sia giusto farlo, ma non adesso. Questo sarà oggetto di un altro post nella sezione lifestyle…ma solo per i curiosi !

Allora, qual è il trigger che che fa sconfinare il processo di feedback nell’area personale tanto da farlo recepire in maniera distorta ?

Iniziamo prima di tutto a fare un po’ di ordine.

Sento dire che i feedback devono essere sempre dati in positivo. Quando mai ?

I feedback possono essere dati anche in negativo, ma devono essere strutturati in modo che il nostro interlocutore, possa trarne il maggior vantaggio possibile e per fare questo ci vengono in aiuto i livelli di pensiero a cui un determinato soggetto fa riferimento quando emette un feedback.

Dire ad una persona : “Sei un pessimo manager o sei un pessimo giocatore” o dire “la tua performance è stata al di sotto delle aspettative”, c’è un’enorme differenza.

Perché se argomentare la performance, agisce su un comportamento che può essere migliorato, il primo feedback punta direttamente all’identità del nostro interlocutore, colpendo la parte più profonda della sua persona, facendolo sentire inadeguato e giudicato.

I danni di un feedback dato male, possono essere enormi, in quanto innescano un effetto domino che va a ripercuotersi sulla persona sotto molteplici aspetti, minando tutta una serie di livelli che lo influenzeranno non solo sul lavoro, ma anche nella vita di tutti i giorni.

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